domenica 26 febbraio 2012

Giù la testa, Ro

Strano, scriverti adesso, sai? Strano perché se lo sapessi, probabilmente ti incazzeresti, con tutte le cose che sai che ancora devo fare. Il capitolato, e le stampe, e poi la relazione di calcolo, che a far quella ci metto sempre un sacco di tempo. Lunedì mattina alle 7.30 ci troviamo da te per consegnare la gara, la tua gara, quella che hai voluto a tutti i costi. 
E dovrei darmi una mossa, piuttosto di star lì a cinquantarla, come mi hanno insegnato a dire.
Ed invece un quarto d'ora me lo metto da parte lo stesso e penso a te. 
A te e alla tua vita, così simile alla mia, per alcuni versi. Stesso mestiere, stessa passione, stessa energia. Non potevi passare inosservato, o piacevi o stavi amichevolmente sui coglioni alla gente, per quel tuo carattere così tuo, sempre istintivo, diretto. A testa bassa ogni volta,  determinato, ma con stile.
Tu e tuo fratello, stesso mestiere e stesso studio da sempre, perché è da sempre che vi conosco, tutti e due con la R come iniziale sia di cognome sia di nome, che fino a ieri ci scherzavamo perché ci siam sempre sbagliati, a chiamarvi l'uno con il nome dell'altro.
Dieci giorni fa, dopo aver parlato a tuo fratello per dirgli che accettavamo la pazzia di progettare tutto questo lavoro in soli dieci giorni, mi hai telefonato. Eri ancora in terapia intensiva, reduce da due interventi complicati al cuore e chissà come eri riuscito comunque a portare di contrabbando il cellulare e a continuare a gestire le tue cose anche da lì. Ostinato e cocciuto, la tua voce era un'altalena sospirata su un fiato buttato fuori a fatica, mi hai quasi commosso ringraziandomi, ti ho detto di pensare solo ad uscire di lì, che di tutto il resto ce ne saremmo occupati noi. 
Ci hai preso in giro, Ro. Non hai aspettato. 
L'altra mattina in chiesa, tuo fratello ti ha ringraziato, per l'onore che ha avuto a lavorare insieme a te. E per il rispetto che ha, che abbiamo per te abbiamo deciso di non fermarla, la tua gara, e di portarla alla fine.
E ieri eri lì. Basta con le corse, con le litigate nei cantieri. Basta con le discussioni con le beghe, la ricerca frenetica di nuovi lavori, la lotta con il tempo ed i soldi. Basta con questa vita che sembra ieri che abbiamo cominciato a giocarci sù, e guarda adesso. Un pò di fiori su una scatola di legno chiaro e tu, lì dentro, che non ci puoi far più niente.
Poi, piano è partita questa musica, che si è allargata alta fino a riempire le navate, piena, un'onda, un'emozione che si poteva quasi toccare.  Una musica che avevi scelto tu, per te, per oggi e per noi, lì. 
Che scherzo, sai quelle note, nel freddo di quel pavimento e tu lì, circondato da quelli che, come me, ti han conosciuto. Secondo me, se c'eri, stavi sorridendo.
Ci siam abbracciati, con tuo fratello, sul sagrato. Una stretta veloce, uno sguardo dove ci si dice tutto, prima di ributtarci nuovamente a capofitto ognuno sui propri disegni.
E quindi tranquillo, Ro. Lunedì la consegnamo, la tua gara.
E adesso non confondo pìù i due nomi.


Ro's theme: C'era una volta il west