martedì 27 aprile 2010

Immerso


In piscina i suoni son distorti, amplificati dal riflesso sulla lucida superficie dell'acqua. Fa caldo, umido. C'è sempre gente, all'ora di pranzo. Non tantissima, due, tre persone al massimo per corsia. Scelgo sempre quella dove vedo che non si fermano.
Ma accendo il walkman, lo fisso sull'elastico degli occhialini e metto gli auricolari speciali nelle orecchie.
Appoggio l'accappatoio, levo i sandali e cerco di costringere i miei troppi capelli dentro la cuffia.
Mi immergo piano, il tendine è ancora in rodaggio, non è il caso di ricominciare il calvario a causa di un tuffo atletico.
Sono in acqua. Metto su gli occhialini a specchio e la musica a palla.
Di colpo sono solo. Non c'è più il rumore dell'acqua, e neanche il rimbombo della piscina. Ci sono io, immerso nella musica liquida che mi avvolge, mi gira intorno, mi fagogita. Inspiro e mi immergo.
La prima vasca la faccio quasi completamente sott'acqua. A rana, lento, lungo, dosando il fiato che preme per uscire dai polmoni. La musica è l'acqua, ci nuoto dentro, mi dimentico del resto, del mondo, di me.
E nuoti.
E nuoti, vasca dopo vasca, non ci riesci mai, a contarle, cominci, una, due, tre, ma questa è la quarta o già la sesta, ma dai che non ci riesco, mi dimentico, mi dissocio, perchè nuoto, ma in realtà non è proprio che nuoti, vago, è che il sangue lo allontano dal cervello e butto tutto nelle braccia e non penso, non uso i pensieri con raziocinio, è come quando corro ma qui di più, sarà questo blu che mi circonda, di sotto e di sopra, e intanto devo girare che un'altra volta il bordo è già arrivato ed il fiato regge, ma in realtà il corpo va come vuole lui, vado a stile, o a rana, il più delle volte, quello sì che lo so fare bene ancora adesso, che da ragazzino le mie poche gare le ho vinte così, e già allora ero fuori dagli schemi che quando vincevo alzavo un braccio e volevano sempre squalificarmi perchè si tocca il bordo con due, C-O-N D-U-E hai capito? Ed io che alla volta successiva rialzavo il braccio lo stesso e fate e dite quel che volete che tanto sono io qua, in questa vasca e sono io che ho vinto comunque. Quanto ero sbruffone allora, anche se poi non è che sia cambiato di tanto.
E nuoto, che la piscina è una boccia di vetro da pesce rosso, e guarda un pò chi può essere il pesce, muto, liberato ed oppresso da tutto il silenzio che c'è intorno, che è silenzio assoluto, che emerge da sotto questa musica, che la puoi alzare quanto vuoi ma il rumore odioso del silenzio lo senti lo stesso, subdolo, ronzante, insetto fastidioso che non riesci proprio a scacciare.
Non pensare e nuota, nuota e non pensare, che questa non è piscina, è mare, il tuo mare, quello forte, di quel blu che è quasi nero e con i banchi di spuma rabbiosa, quello che quando è mosso è facile entrarci ma difficilissimo uscirci, devi contare le onde, sette, sono le onde e poi anche il mare respira e prende il fiato, periodiche, con i sassi che rotolano chiassosi nella risacca e, per rispetto, quando esci dal mare che ti ha dato il permesso, non devi mai voltargli le spalle.
Nuota, non pensare e nuota, un'altra bracciata e affronta le onde, il mare, la tempesta. Buttati alle spalle tutto, osservalo, nella scia che si allontana da te, ti sai, bastati, un'altra ed una dopo ancora, respira, hai imparato e sai, uno due tre e respira, che tempo ce n'è prima di tornare sotto, in apnea, giù, più ancora, prima che tutto il silenzio colori di scuro anche gli occhi.
Succederà, non ci puoi far niente. Sei già stato a galla troppo tempo, puoi ritenerti fortunato, in fondo.
In fondo.
             Il fondo.
                          A fondo.
                                       Affondo.
Te le senti, le braccia stanche, le gambe che pesano e che ti tirano giù. Il buio profondo ci prova, ti attira, ma non è tempo, non ancora.
Riemergi, ti risvegli, guardi l'ora e scopri che è già tardi, in studio han già ripreso tutti.
Esco, recupero le mie cose e mi avvio verso una doccia veloce.
L'istruttore, che mi ha guardato nuotare, mi ferma all''uscita: "Scusa. Ma facevi gare, da giovane?"
"Più che altro rompevo le balle", gli rispondo. "Ma non ho ancora smesso"
"Che cosa? Di rompere le balle?" Fa lui interrogativo.
"No, di essere giovane", ribatto io con un sorriso.

10 commenti:

  1. Non sapevo si potesse nuotare con le cuffie, io in genere vado a correre proprio perché non mi piace stare in acqua e non sentire e vedere nient'altro. Davvero un bel pezzo, comunque.

    Simone

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  2. vedi, a correre ancora magari non riesci, ma nuoti e scrivi molto bene...

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  3. I miei commenti non restano.
    Hai messo un filtro, un anti-me, qualcosa del genere?

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  4. Mi sa che qualche entità dispettosa semina grani di giovinezza a chi anagraficamente l'ha superata, togliendoli a chi v'è ancora dentro... ;)

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  5. @Simone: si può ed è una figata! Grazie
    @mjaVale: Grazie. Non è ancora il tempo di correre, ma aspetto. Leggo della tua preparazione ed un poco ti invidio!
    Anonimo: Mai bloccato niente nella mia vita, non è nel mio stile.
    @Bruno: e menomale!!!
    D&R

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  6. Ti sto leggiucchiando un po' e vedo che abbiamo tre passioni in comune, correre, nuotare e il mare. Io ultimamente non ho più la forza o il tempo per fare molto, ma quando rientrerò in Italia cercherò di riprendere a poco a poco... e magari di re-incontrare il mare.
    Io la musica l'ascolto quando corro, ma non quando nuoto (anche perchè non ho il lettore mp3 impermeabile ;). In realtà il ritmo del nuoto mi da' porta una sorta di stato meditativo che definirei quasi yoga (faccio anche yoga, o meglio, facevo per anni fino a qualche mese fa ma riprenderò anche quello ;) che non "rovinerei" con la musica... il ritmo del respiro, dell'acqua sulla pelle... e divento quasi cetaceo :D Un abbraccio e buon weekend.

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  7. @Martina D. Quella del lettore MP3 subacqueo ti garantisco che è una figata senza senso. Dovrebbe essere vietata, è quasi una forma di doping. Almeno per me. Yoga no, mai provato. DEVO muovermi.

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  8. Hai proprio la libertà nell'anima, e questo spiega la tua fusione così totale con l'acqua e con l'aria, le presa con la terra, toccata dalle tue scarpe da runner: però, mi raccomando, attento al fuoco!

    Concesso solo quello delle passioni ;)

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