martedì 4 agosto 2009

Appeso con due dita alla vita - Incoming Sveva

Nella confusione del momento, con Bruno che, sorretto per le braccia si stava lentamente tirando su a sedere, con l'aria di chi è appena stato catapultato da un altro pianeta, tra il vociferare condito di termini tecnici dei medici, e il borbottio indistinto di chi ancora commentava in piccoli crocicchi come al mercato del sabato, i pensieri di Paco erano imbrigliati nel continuo sussurrare del vento e nel chiacchiericcio argentino del ruscello vicino. Il resto aveva perduto ogni sostanza e gli sembrava di galleggiare leggermente, con piccoli movimenti in orizzontale. Sarà stato l'abbassamento della tensione nervosa, saranno state le mani di Patti ma lì, con gli occhi socchiusi ed il caldo del sole che gli si spalmava liquido sulle palpebre socchiuse e si insinuava sulla pelle, passando tra i peli ispidi della barba di due giorni, stava per assopirsi. Il richiamo di Renato, che lo fece sussultare, non poteva essere più efficace: "Signore e signori, con l'ausilio del nostro sponsor qui presente", indicando l'uomo con la telecamera, "Il nostro Paco, alias l'Uomo Ragno del giorno, colui che avete potuto ammirare nelle sue spericolate evoluzioni e salvare, con estremo sprezzo del pericolo, la vita al qui presente... a quest'essere qua, questo coso, dai, su saluta con la manina, quella sana però" aggiunse, alzandogli un braccio inerte e scuotendolo, facendo ridere il gruppetto di fronte che ormai aveva occhi per Paco e per lui, alternativamente. Renato lasciò andare la mano di Bruno e il braccio tornò automaticamente lungo il fianco, come un manichino con le articolazioni svitate. "Stavo dicendo, il nostro eroe che sicuramente merita il vostro applauso, offre da bere a tutti!!".

La promessa di bere gratis immediatamente sortì un improvviso picco di simpatia nei loro confronti. Sentì partire l'appaluso, unito ad acuti urletti di incitamento. Vide la gente farsi avanti, con i volti abbronzati e sorridenti. Si trovò di colpo pieno di amici, lui che di amici ne aveva meno delle dita di una mano. Ricevette cordiali manate sulle spalle, complimenti, dammi il cinque. Si ritrovò ancora seduto sullo zaino ma con un bicchiere in mano senza sapere da chi lo aveva ricevuto. Guardò Renato con un mezzo sorriso stanco; lui di bicchieri in mano ne aveva due, uno di bianco ed uno di nero, e stava contrattando per il terzo. L'arancione e le striscie fluorescenti di una divisa gli occuparono lo spazio visivo: un medico, giovane con la barba e che portava occhiali dalla montatura strana, gli si era avvicinato, incurante del casino e gli stava esaminando un fianco con occhio critico. "L'altro lo portiamo giù con noi. A parte il polso non sembra ci sia niente di rotto. Invece bisognerebbe dargli un'occhiata a queste" Gli puntò un dito tra le costole, facendolo saltare dal male. Lui grugnì e gli lanciò un'occhiataccia. Il dottore aggiunse, con una voce cordiale e leggermente apprensiva. "E fossi in lei passerei giù da noi a farsi fare una lastra e per farsi medicare tutti questi tagli ed i graffi, prima che si prenda un'infezione. E si compri un paio di brache. Ah, e per l'onorario basta che mi leghi una volta alla sua corda. A me andrebbe bene" gli disse sorridendo, porgendogli la mano.
Paco lo guardò, sorrise a sua volta e gliela strinse. "Per l'infezione non si preoccupi dottore" li interruppe Renato. "Neanche le zanzare lo pungono a questo, perchè se no muoiono, mentre per arrampicare sah, le toccherà prenotare. E i tempi sono lunghi, a meno che..."
"Ho capito, ho capito", rispose il dottore; "Una o due bottiglie?" ed all'espressione uguale dei due che lo guardavano divertiti dopo aver esclamato insieme, come se l'avesserro studiata da tempo "e perchè solo due?" risero tutti insieme.

Bruno venne infine caricato sull'ambulanza e con lui salì sua sorella, che gli lanciò un'ultima, lunghissima occhiata, dopo aver lasciato a Tony le chiavi del SUV, che stava ordinatamente cominciando a recuperare materiale. Di lei rimase gli impresso il viso, mentre gli parlava. Lui la guardava come ipnotizzato. Lei parlava e Paco non la sentiva. La fissava dritta negli occhi incapace di staccarsene, quegli occhi color nocciola che gli facevano venir voglia di prenderle una mano, baciarne l'incavo del polso e sentirne i battiti con la pressione delle labbra

"Senti bell'imbambolato" lo distolse dai suoi sogni Renato "io, magari, avrei ancora voglia di farmi un paio di tiri, visto che in tutta la giornata non ho fatto altro che recuperarti mentre volavi. Ma se mi assicuri che non ti perdi a pensare, e non c'è bisogno di tanta immaginazione per capire a chi, provo a salire, altrimenti mi faccio fare sicurezza da qualcun altro. Vero Tony?" disse girandosi alla loro sinistra, dove quest'ultimo aveva ormai riempito nuovamente il baule dell'auto e che si vedeva chiaramente che non aveva tutta questa voglia di tornare indietro. Gli mancava da metter dietro solo più la costosissima sdraio, che aveva appoggiato in piedi contro la carrozzeria lucida.
"Se mi rendi il piacere nessun problema", rispose prontamento Tony, con un ampio sorriso "d'altronde anch'io, a parte fare il facchino, non è che mi sia ammazzato di fatica oggi. Mi andrebbe sciogliermi un poco i muscoli": non stava aspettando altro.
"Beh, allora il problema è bell'e che risolto; io mi metto qui all'ombra a riposare e voi vi fate una bella via lunga, disse prendendo con una mano lo sdraio e sedendocisi sopra. "Nel frattempo do un'occhiata a quei salamini che avevo portato.." - "Non ci provare, sai? Te l'ho già raccontata la leggenda della sfiga che colpisce le cose che non vengono mangiate in compagnia? Fan venire la cagarella. E poi dovremo riempire la pancia con qualcosa di solido, visto che il nostro sponsor non aveva praticamente roba da mangiare, ad eccezione di tutto quel poco che gli ho sgraffignato prima e che ho nascosto dentro al tuo zaino". Paco curioso aprì lo zaino: ecco perchè quando si era seduto gli era sembrato più grosso! dentro c'erano due bottiglie di grappa di mirtilli, due formaggette intere, un pezzo di mocetta, un salame, e una intera serie di creme caramel e budini al cioccolato, oltre a due rotoli di carta igienica. " E perchè questi?" gli disse tirandoli fuori ridendo, mentre gli altri due si stavano già allacciando le scarpette. "Perchè mentre uscivo mi ha beccato sua moglie e quella era la prima cosa a portata di mano. Gli ho detto che mi mandava suo marito e che ci serviva per fasciarti le ferite... e ci ha creduto!". Risero ancora, insieme. Poi Renè, cavallerescamente mostrò la via a Tony dicendo "prima tu" ed iniziarono, alternati a salire.
Paco si mise disteso sulla sdraio comoda, con un filo d'erba in bocca a vedere i due salire e pigramente seguire il lento muoversi dell'ombra delle nuvole che si proiettavano sulla parete, lente, che si scioglievano e si riformavano, cambiando forma. Adesso, con i muscoli che si erano raffreddati, sentiva veramente male. Anche allungare o piegare una gambia gli procurava dolore. "Passerà" pensò tra se, "ne ho passate di peggio". Basta un poco di tempo spalmato sulle ferite e queste prima o poi guariscono". Passò il polpastresso dell'indice ad inseguire i percorsi irregolari di una cicatrice che gli correva lungo il ginocchio destro, a sentire la differenza di spessore del tessuto e l'irregolarità prodotta dove erano stati messi i punti. Su in alto i due procedevano in sintonia, ed il rumore dei rinvii e gli sbuffi della magnesite gli era familiare e rassicurante. Alla sua sinistra, dentro lo zaino di Tony, la canzone "Blucobalto" dei Negramaro incominciò improvvisamente a suonare, aumentando rapidamente di volume. Dall'alto Tony gli chiese: "mi fai il favore di rispondere? E' nella tasca di fianco".

"Pronto", disse. Dall'altro capo un leggero silenzio imbarazzato, come di chi non riconosce la voce della persona che stava chiamando. Poi un "chi sei?" di una voce di donna uscì, leggermente indecisa. Paco la riconobbe subito. Era lei. Se la immaginò, mentre era al telefono. Aveva voglia di averla ancora davanti. Le avrebbe preso una mano, incurante del mondo e l'avrebbe attirata a sé, deciso, per baciarla senza darle un'alternativa, perché sapeva che lo voleva anche lei. Sorrise: no, non l'avrebbe mai fatto, ma sarebbe stato bello comunque. "Ciao sono Paco. Tony in questo momento non può rispondere. Gli devo dire qualcosa o ti faccio richiamare?" Immaginò nuovamente il suo sorriso, lo sentiva nel cambiamento del tono di voce. "Ciao. No, in realtà stavo proprio cercando te. Volevo dirti che hanno fatto uscire mio fratello quasi subito. In realtà volevano trattenerlo, ma quello già in ambulanza si è ripreso ed era incazzatissimo per essersi rotto il polso. Ha cominciato a rompere i coglioni a tutti fino a che non ci hanno praticamente cacciati fuori. Ora siamo in albergo. Ho pensato che non avevo un tuo numero di telefono per ringraziarti ed ho cercato Tony per sapere se ti poteva rintracciare. Tu come stai?"

"Mai stato meglio, soprattutto in questo momento" disse, leggermente ammicante. "Sono seduto sulla tua sdraio e mi godo il sole". In realtà voleva anche dire che era seduto sulla sdraio e per i primi cinque minuti non aveva fatto altro che respirare il profumo di lei, che aveva impregnato il legno chiaro, ma la sua scorza di riccio si richiuse rapidamente prima che potesse aggiungere altro. Poi calò un silenzio leggermente imbarazzato. Il non vederla, non avvertirne la presenza, forte quanto la promessa di un contatto, non gli bastava e lo bloccava. "Senti", aggiunse lei, liberando tutti e due da quell'impasse "stavo pensando di organizzare una piccola festicciola qui all'albergo del ristorante, per ringraziarti. Una cosa semplice, qui tra noi con quattro amici. Tu e il tuo amico potete portare chi vuoi, le vostre ragazze ad esempio." Aggiunse interrogativa. "Se dai della 'ragazza' alla moglie di Renato quella ti morde" rise Paco "ma loro non sono di qui. Grazie. Verremo volentieri solo noi due. Quando?" - "Vi va bene domani sera? Per domani penso che Bruno avrà smesso di mangiarsi il fegato e sarà in grado di assaggiare anche qualcos'altro" - "Ottimo, allora a domani sera. In quale albergo siete?" - "Al Des Geneys", rispose lei. Paco ci avrebbe scommesso, uno tra i più belli della cittadina. "Se ci sono dei problemi chiamami, il numero lo leggi sul telefono di Tony. A domani"- "Non vedo l'ora" aggiuse Paco, e mise giù.

"Chi era?" gli urlò Tony, dall'alto. "Niente, niente" rispose sornione Paco, segnandosi il numero sul suo cellulare e risistemandosi allungato, comodo comodo sulla sdraio, con il berrettino calato sugli occhi a nascondere un sorriso che proprio non riusciva a trattenere "Era per me."

"Il solito fanfarone", commentò placidamente Renato, mentre cercava di sciogliere un nodo che si era formato sulla sua corda.

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